La televisione e i video giochi, che sono fortemente condizionanti per quanto riguarda la formazione critica di valori e di comportamenti, portando verso forme esasperate di conformismo sociale, stanno assumendo un ruolo sempre più pervasivo.
L’accresciuta presenza di bambini figli unici, di cui spesso appare evidente la solitudine e l’abitudine a confrontarsi solo con adulti e anziani crea in loro difficoltà nel rapporto con i coetanei, in particolare nell’organizzazione dei giochi e nella divisione dei ruoli.
La maggiore presenza di realtà culturali e sociali diverse, portate dall’inserimento di bambini di varie etnie, chiama la scuola a svolgere un grande compito.
In particolare ci pare indispensabile che vada rafforzato, e non indebolito, il ruolo della scuola come luogo della socializzazione e dell’affettività positiva, dei tempi e degli spazi costruiti sui ritmi e sui bisogni dei bambini.
Una scuola del fare e del pensare, dove si incontrano situazioni problematiche e si cresce conoscendo se stessi anche nei momenti di disagio e difficoltà.
Per attuare realmente tutto questo sono necessari tempi lunghi e distesi, una scuola che permetta a tutti e a ognuno di fermarsi a riflettere e a pensare, ad attendere e a ripensare.